giovedì 31 gennaio 2008

Caruso Pascoski - Di padre polacco


Italia - Anno: 1988
Durata: 1h:40'
Regia: Francesco Nuti
Cast: Francesco Nuti, Ricky Tognazzi, Clarissa Burt.


Sono passati vent'anni da quando il genio comico di Francesco Nuti diede alla luce il suo capolavoro.
Rivedendo un film come Caruso Pascoski nasce automatica una riflessione sul deprimente stato della commedia italiana.
Un tempo esistevano tanti comici, ciascuno dotato di una distinta personalità e caratteristiche marcate.
Comici che riuscivano a portare su grande schermo e divulgare al pubblico le proprie credenziali artistiche.
Lo spettatore medio aveva uno spettro di possibilità amplissimo: era talmente di prassi l'uscita di un film comico di qualità che il pensiero comune non dava al fenomeno il giusto peso sociale culturale.
Da quanto ne so allo stato attuale non esiste una versione di Caruso Pascoski in Dvd, cosa che trovo assolutamente scandalosa, considerando l'immane quantità di cagate che vengono oggi riproposte in digitale.
Certo Caruso non rappresenta un episodio isolato nella corposa filmografia di Nuti fatta di titoli di assoluto valore come Tutta colpa del paradiso, Willy Signori, Io chiara e lo scuro.
Stupefacente la credibilità di Tognazzi nel ruolo del gay.
Troppe e inenarrabili le scene di culto: la più esilarante o forse la più memorabile mi sembrava tuttavia quella delle sedute psicanalitiche, anche per l'intuizione di utilizzare in chiave demenziale You're the first di Barry White.

venerdì 25 gennaio 2008

Sette Note In Nero




di Lucio Fulci (1977)
Paese: Italia
Anno: 1977
Durata: 95'
Soggetto: Lucio Fulci, Roberto Gianviti, Dardano Sacchetti (dal romanzo "Terapia mortale", di Vieri Razzini)
Sceneggiatura: Lucio Fulci, Roberto Gianviti, Dardano Sacchetti
Cast: Jennifer O'Neill, Gianni Garko, Gabriele Ferzetti, Marc Porel,Evelyn Stewart, Jenny Tamburi.

Sette note in nero
è senz'altro una delle opere più suggestive e meglio riuscite di Lucio Fulci. E' anche grazie a Quentin Tarantino se il film è stato oggetto di una attenta rivisitazione critica. Grande estimatore del regista italiano, Tarantino innesta nel suo Kill Bill Vol.1 una versione rivisitata delle sette note in nero della efficacissima colonna sonora (Moviegrooves.com) affidata a tre grandi nomi della sonorizzazione cinematografica nostrana: il trio Bixio Frizzi Tempera. Direi che proprio l'intera colonna sonora (e non solo il motivo citato dal cineasta americano) ha una funzione determinante nel trasferire allo spettatore un'atmosfera autenticamente inquietante. Il film rientra nel filone secondo me più interessante dell'opera fulciana, quello del giallo e si inserisce in una triade ideale composta dai due grandi predecessori Una lucertola con la pelle di donna e Non si sevizia un paperino. Ogni thriller fulciano è intriso di elementi fortemente psichedelici che sembrano assumere, grazie al fondamentale supporto sonoro, una valenza preponderante sull'aspetto narrativo. In Sette note in nero, tuttavia, l'impatto visivo/sonoro e la cura del racconto trovano forse il loro ideale punto di incontro. A prescindere dal tessuto narrativo e dall'uso singolare del flashback, il film possiede tutte le tipiche caratteristiche che hanno contraddistinto in positivo il cinema di genere thriller nostrano degli anni settanta. Il film contiene tra le altre una sequenza raggelante; la bella e affascinante protagonista, Jennifer O' Neil, guarda attraverso una finestra l'immagine notturna di una vecchia con una parrucca viola che la osserva dal basso: l'effetto è terrificante.
Segnaliamo infine il lavoro allegato alla benemerita rivista Nocturno Cinema, che ha dedicato al regista un esaustivo e competente dossier dal titolo L'opera al nero. Il cinema di Lucio Fulci.

giovedì 24 gennaio 2008

Ecco fatto


Regia: Gabriele Muccino
Sceneggiatura: Andrea Garello, Nicola Alvau, Gabriele Muccino
Fotografia: Arnaldo Catinari
Interpreti: Giorgio Pasotti, Barbora Bobulova, Claudio Santamaria, Ginevra Colonna, Enrico Silvestrin, Stefano Abbati, Mauro Marino
Nazionalità: Italia, 1998
Durata: 1h. 28'


La vera sorpresa del 2007 è un film del lontano 1998. Se uno dei punti dolenti dello stile mucciniano è l'esasperata frenesia del ritmo, è pur vero che pochi film riescono come questo a raccontare in modo convincente le conseguenze pù nefaste della gelosia.
Un film magnetico, denso di idee, dal lato umano parecchio al di sopra dei successivi.
Numerose le sequenze che restano impresse nella memoria: le visioni paranoiche sotto effetto di trip, le incursioni notturne nell'edificio scolastico, le disquisizioni in lavanderia sul tema della gelosia. Stavolta Pasotti convince e con lui il resto del cast, da Santamaria alla Bobulova.
Un curioso parallelismo sta nell'uso della colonna sonora: se L'ultimo bacio innestava frammenti nostalgici dei Blonde Redhead nella scena finale dell'inseguimento, qui la tecnica di far conseguire rapidamente le situazioni sotto un tappeto sonoro unitario è affidata all'immortale Where the wild roses di Nick Cave.
Da recuperare

mercoledì 16 gennaio 2008

Bianco Rosso e Verdone: Dance On

Una delle cose che mi hanno mandato più in tilt in assoluto è questo superbo sottofondo musicale intitolato Dance On presente nella scena culto dell'autogrill nel capolavoro verdoniano Bianco rosso e verdone.
E' solo grazie ai potenti mezzi messi a disposizione dalla rete che oggi possiamo sapere che uno dei più grandi brani funky mai composti nella storia della musica è stato solo casualmente inserito nel popolare film comico e quindi ha acquisito una qualche visibilità.
Una cosa che mi ha sempre affascinato e spinto ad una appassionata ricerca è pensare che possano esistere cose tanto riuscite artisticamente e nessuno nè parli.
Bene qui siamo al cospetto di un vero e autentico capolavoro compositivo.
Il brano, le cui liriche sono state composte da Micheal Fraser è stato originariamente composto per la colonna sonora ad opera di Ennio Morricone del film Cosi' come sei (1978) con Marcello Mastroianni.


Successivamente è stato inserito in Un sacco bello nella scena del bullo Enzo all'ospedale e soprattutto in Bianco rosso e verdone nella sequenza dell'autogrill.

martedì 8 gennaio 2008

Sharunas Bartas: il cinema impossibile


Avevo preparato un bel post da pubblicare ieri, l'avevo scritto con molta cura su un foglio volante, poi stamattima mi sono accorto di averlo lasciato a casa. Vabbè, cercherò di riassumerne il contenuto: qualche giorno fà ho rivisto The Corridor di Sharunas Bartas. E' in assoluto uno dei registi che mi ha maggiormente suggestionato per la capacità di mostrare quello che di norma viene escluso censurato da ogni film convenzionale. Lunghissimi piani sequenza ritraggono corpi tanto umani quanto estremi nella loro quotidianeità, in un'assenza totale di dialoghi e in una presenza di rumori di sguardi di nature in movimento rigorosamente in bianco e nero. Un cinema che sembra interrogarsi sul senso del fare cinema. Alcune sequenze sono per me memorabili: come quella del bambino (una sorta di Kurt Kobain sovietico) che viene continuamente spinto in una pozzanghera o della splendida danza finale sulle note di una misconosciuta canzone latino-americana probabilmente intitolata Puertorico (Fatemi sapere qualcosa al riguardo!).
Alcuni giorni dopo in casa-frixo viene proiettato l'altro grande capolavoro di Bartas: Few of Us da noi tradotto Lontano da dio e dagli uomini.
Soltanto 15 minuti di proiezione dopo i quali èlia sbotta esausta: "Ma tutto così è 'sto film?".
Dico a me stesso morettianamente: "contemporaneo nel terzo mondo!"